ALLARME ENERGIA ANCHE PER LE CRIPTOVALUTE

Le fabbriche di criptovalute sono divoratrici di energia, questo è risaputo. Non si pensava che potesse addirittura mettere in crisi la rete elettrica del Kazakhistan.

L’Ansa riporta che, secondo il Financial Times, l’operatore elettrico nazionale Kegoc ha dichiarato che inizierà a razionare la fornitura di corrente a 50 aziende registrate ufficialmente come “miner”.

Queste strutture si occupano del conio delle criptovalute, e sembrerebbe che a ottobre abbiano mandato in emergenza ben tre centrali. I miner’ saranno anche i primi a essere disconnessi dalla rete in caso di guasti e blackout.

Secondo le stime governative ufficiali la domanda di energia elettrica è cresciuta dell’8% a livello nazionale nel 2021, rispetto a una media (sempre nazionale e su base annua) del +1-2%. 

Nel solo mese di ottobre 2021 si sono verificati blackout in sei regioni del Paese, che sono stati attribuiti per lo più ai miner abusivi, che organizzano impianti di estrazione nelle proprie case o addirittura nelle fattorie. L’impennata nel consumo di energia sembra sia anche dovuto al bando della vicina Cina, riguardo qualunque tipo di attività relativo alle criptovalute.

Nonostante il valore delle critpovalute sia altalenante, in molti continuano a scommettere. E’ di pochi giorni fa l’indiscrezione che il Giappone intende lanciare, entro il 2022, la sua moneta digitale. 

Il piano è di realizzare una critpovaluta basata sullo yen e appoggiata da un consorzio di circa 70 aziende nipponiche, tra cui le tre principali banche del Paese. (ANSA).