L’impiego massiccio di dispositivi connessi alla rete internet ha portato al “consumo” quasi totale delle risorse IP ovvero gli indirizzi di rete che le aziende utilizzano per indirizzare i servizi di comunicazione, automazione, videosorveglianza ed altro. Come tutte le cose che sono limitate, negli ultimi anni, il costo per l’assegnazione degli indirizzi statici è salito in maniera consistente di pari passo con la preoccupazione degli operatori del settore. Per questo si guarda con grande interesse all’IPV6.
Il sistema attualmente in uso si chiama IPv4 e consente di avere delle classi si indirizzi composti da 4 serie di tre numeri compresi tra 0 e 255 separati dai punti ( es 127.211.042.001 ). Quando un utente deve essere raggiungibile dal mondo internet fa ricorso ad un indirizzo che è fisso, ovvero statico. Quell’indirizzo corrisponde solo a quello specifico utente ed a nessun altro. Si potrebbe paragonare ad un numero telefonico; ci sono utenti che hanno più numeri telefonici. Questo aiuta a capire che se tutti hanno bisogno di un numero di telefono, il sistema ad un certo punto non può soddisfare tutte le esigenze per via dell’esaurimento dei numeri. Il problema è ora già presente in Asia soprattutto in Cina e India dove la concentrazione di utenti e dispositivi è maggiore che in ogni altra parte del globo. Ad inizio 2008 è iniziato l’inserimento dei primi indirizzi con sistema IPv6. La nuova struttura è molto più ampia dato gli indirizzi sono composti da 8 serie di 4 caratteri esadecimali separati da due punti ( es 2001:0db8:85a3:0000:1319:8a2e:0370:7344 ). La capienza dell’indirizzamento IPv6 consente di avere più di 655,6 triliardi ( migliaia di miliardi ) di indirizzi disponibili. La convivenza con il vecchio sistema può essere garantita con appositi Router e Firewall. Alcuni paesi asiatici come Cina, sud Corea, e Giappone hanno intenzione di diventare quanto prima utilizzatori e sviluppatori di IPv6. In Europa la Francia sembra fortemente determinata a raggiungerli.