REALTA’ AUMENTATA – COSA CAMBIERA’ NELLA DIDATTICA E NELLA SANITA’

Spesso si confonde la realtà virtuale con la realtà aumentata, ma esiste una netta linea di demarcazione tra loro. Nella realtà virtuale, si sperimentano e si vedono solo oggetti non reali, con un’ambientazione simulata. La realtà aumentata invece, è la rappresentazione di una realtà alterata in cui, alla normale realtà percepita attraverso i nostri sensi, vengono sovrapposte informazioni sensoriali virtuali. Si tratta di un potenziamento percettivo, basato fondamentalmente sulla generazione di contenuti virtuali da parte di un computer e dalla loro sovrapposizione con la realtà. In tal modo il fruitore può avere la percezione di essere fisicamente presente, ma inserendo un ambito aggiuntivo e integrativo di informazione abbinata. L’AR è basata pertanto su una influenza reciproca in tempo reale tra uomo-macchina e in relazione semantica diretta con l’ambiente circostante.

 

L’utilizzo della Realtà Aumentata nei percorsi formativi, permette di realizzare una didattica esperienziale immersiva, coinvolgente, stimolante, dinamica e, potenzialmente, più efficace, in sintonia con i principi della teoria costruttivista. Con la Realtà Aumentata si riducono i tempi legati alla comunicazione delle informazioni per favorire il tempo da dedicare alla comprensione, al ragionamento, al confronto, alla creatività, alla comunicazione, alla multidisciplinarietà.

Per tale motivo si intravedono importanti e promettenti sbocchi applicativi che possono contribuire significativamente a migliorare i processi di insegnamento-apprendimento rendendoli maggiormente connessi con l’ambiente, più coinvolgenti e più collaborativi attraverso la realizzazione di spazi interattivi più verosimili in grado di favorire una maggior immersione da parte degli studenti e quindi un apprendimento più efficace.

In medicina, ad esempio, esiste la possibilità di esercitarsi senza provocare danni. Che in questo caso comporterebbero danni per la salute delle persone. In abbinamento alla realtà virtuale, inoltre, che si basa sulla raccolta dei dati e sulla ricostruzione della realtà e del paziente, è quindi possibile compiere un’osservazione più approfondita, da più prospettive, degli organi o dell’oggetto specifico di un’operazione. Il chirurgo limita così le sorprese e può scegliere, prima dell’intervento, la soluzione migliore. Una volta in sala operatoria, visori per la realtà aumentata consentono a chirurghi e assistenti, ad esempio, di tenere sotto controllo i parametri vitali con un semplice colpo d’occhio: cifre e numeri sono lì, a portata di lente. Come già si intuisce da questi cenni, realtà virtuale e aumentata sono anche la dimostrazione che ci sarà una convivenza tra uomo e macchine e che la tecnologia non è antagonista ai lavoratori ma può rappresentare un supporto decisivo.

Il lavoro di Shafi Ahmed, chirurgo ed innovatore britannico, ha mostrato ad esempio in due occasioni distinte come realtà virtuale e realtà aumentata possano giovare concretamente alla formazione dei giovani chirurghi, più di alcune operazioni dal vivo. Assistere virtualmente alla rimozione di un tumore al fegato nel 2014 ha significato per ben tredicimila studenti di tutto il mondo, la possibilità di vedere con gli occhi del chirurgo (cosa impossibile in una sala operatoria) ed interagire con Ahmed sottoponendogli domande in tempo reale.

 

Fonti varie dal web